Era prevedibile. Ma come sempre, quando una rivoluzione arriva, lo fa nel silenzio apparente delle homepage, tra un aggiornamento e un “piccolo test” di Google. Oggi però quel test ha un nome: AI Overview. Ed è una bomba che sta esplodendo sotto le fondamenta del giornalismo digitale. La notizia? Un gruppo di editori indipendenti ha denunciato Google alla Commissione Europea per abuso di posizione dominante. Il motivo? La nuova funzione AI Overview starebbe distruggendo visibilità, ricavi e — cosa ancora più grave — il pluralismo informativo.
Per capire cosa sta succedendo davvero dobbiamo partire da un dato: secondo Similarweb, da maggio 2024 — mese di lancio dell’AI Overview — i clic verso siti di news sono passati da 2,3 miliardi a meno di 1,7 miliardi. Tradotto: oltre mezzo miliardo di visite in meno in poche settimane. E mentre gli utenti leggono riassunti direttamente su Google, i giornali digitali si svuotano. Gli algoritmi scrivono, ma gli umani non leggono più dove conta davvero.
Cos’è davvero AI Overview?
Appare in cima alla pagina dei risultati. È un riquadro elegante, sobrio, con un testo sintetico generato da intelligenza artificiale. Prende contenuti da diverse fonti (spesso senza permesso), li mescola, li rende “chiari e utili” — e uccide il bisogno di cliccare. Il risultato? Nessuno entra più nei siti. Il traffico si ferma. E con esso la pubblicità, l’abbonamento, la sostenibilità dell’intero sistema editoriale.
Google sostiene che AI Overview stimola ricerche più complesse. Che è uno strumento utile. Ma i numeri raccontano un’altra storia. E non solo negli USA: l’effetto è globale. In Italia, alcuni portali hanno visto crolli di traffico del 25–30% in meno di due mesi. E siamo solo all’inizio.
La denuncia alla Commissione Europea
La denuncia è partita il 30 giugno. A presentarla è stata la Independent Publishers Alliance, insieme a Foxglove Legal e al gruppo Movement for an Open Web. L’accusa? Google obbligherebbe di fatto gli editori a rendere i propri contenuti disponibili per l’addestramento dell’AI, pena la rimozione dai risultati standard. Un ricatto. O partecipi al banchetto dell’AI… o scompari dal motore di ricerca.
Una simile dinamica, affermano i firmatari, “danneggia strutturalmente il pluralismo informativo”. Non solo. Rappresenta una forma di monopolio cognitivo: un unico attore decide cosa viene letto, come viene riassunto e a chi viene mostrato. L’Europa dovrà decidere se intervenire. Ma intanto i danni si accumulano.
La prova numerica della catastrofe
Similarweb parla chiaro: dal 56% di ricerche senza clic siamo passati al 69% in pochi mesi. I siti informativi americani hanno perso in media tra il 37% e il 40% del traffico. E secondo Malte Landwehr, uno dei più rispettati analisti SEO del continente, “la tendenza è irreversibile”. Ma è davvero così? Oppure siamo all’inizio di qualcosa di più grande, dove i contenuti si svuotano, ma le piattaforme si arricchiscono?
Una riflessione scomoda: chi decide cosa merita di essere letto?
AI Overview non mostra tutto. Mostra ciò che il suo modello considera “rilevante, utile, affidabile”. Ma chi definisce queste parole? Se domani un algoritmo decidesse che certi temi sono troppo polarizzanti, o certe opinioni troppo marginali, sparirebbero silenziosamente. Il lettore non se ne accorgerebbe. Perché l’Overview non ti dice cosa manca. Ti dice solo ciò che “ti serve sapere”.
Ed è qui che entra in gioco la profonda contraddizione del nostro tempo: chiediamo all’intelligenza artificiale di selezionare l’informazione, ma senza darle una coscienza, un’etica, una responsabilità. Il risultato? Contenuti tagliati, visioni ridotte, mondo filtrato.
Previsioni dal futuro: l’effetto domino sarà devastante
Voglio essere molto chiaro. Se la funzione AI Overview non verrà regolamentata entro il 2026, assisteremo a un crollo globale del giornalismo digitale. Non parlo solo di testate indipendenti, ma anche di colossi che oggi sembrano intoccabili. Molti inizieranno a produrre contenuti solo per “piacere” all’algoritmo. Gli articoli diventeranno template ottimizzati per essere “riassunti bene”, perdendo profondità e voce.
Entro il 2027, la professione del giornalista subirà una trasformazione radicale: nasceranno figure ibride tra redattore, prompt engineer e SEO specialist, il cui scopo sarà far emergere contenuti nei riassunti AI. Saranno pagati non per scrivere, ma per farsi sintetizzare.
Nel 2028, secondo le mie previsioni, oltre il 70% del traffico web sarà contenuto zero-click. Significa che gli utenti leggeranno direttamente nei risultati, senza aprire nulla. E Google, attraverso i suoi modelli proprietari, diventerà l’editore globale numero uno. Ma senza produrre un solo contenuto originale.
E nel 2030, se nulla sarà cambiato, il pluralismo informativo non sarà solo in crisi. Sarà un concetto archeologico. I contenuti esisteranno, ma non saranno più raggiungibili. Saranno “riassunti”, “contestualizzati”, “normalizzati”. E questo è il punto: l’informazione non verrà censurata. Verrà neutralizzata.
Per chi vuole approfondire gli effetti delle ricerche senza clic e le battaglie in corso in Europa, consiglio questo documento dettagliato fornito dalla Reuters, una delle fonti più attendibili e aggiornate in campo tecnologico e normativo.
Una rivoluzione senza volto
La cosa più inquietante di AI Overview è che sembra innocua. Non è un cambio grafico invasivo, non è una nuova interfaccia. È un riquadro. Un innocente riquadro. Ma al suo interno si decide cosa viene letto, cosa viene ignorato, cosa viene dimenticato. Ed è proprio così che le rivoluzioni riescono meglio: quando sembrano solo un aggiornamento minore.
Ed è per questo che la denuncia degli editori europei è cruciale. Perché mette un faro dove altri vedono solo convenienza. Perché obbliga a chiedersi: quanto può sapere un algoritmo prima che diventi l’unico che sa?
Verso la battaglia legale più importante del decennio
La richiesta di misure cautelari immediate presentata dagli editori alla Commissione Europea e alla Competition and Markets Authority (CMA) britannica non è solo un gesto disperato. È l’inizio di una delle battaglie legali più significative del XXI secolo. In gioco non c’è solo il potere di Google. C’è il diritto di esistere dell’informazione indipendente. Un algoritmo può davvero sostituire la funzione critica del giornalismo?
La risposta non arriverà dai comunicati stampa. Ma da chi, come noi, continua a scrivere, a documentare, a prevedere. A mettere nero su bianco la verità che si vuole rendere invisibile. E oggi la verità è questa: AI Overview è una rivoluzione senza regole. E ogni rivoluzione senza regole ha una sola direzione: il collasso.
Chi vincerà: l’algoritmo o l’umanità?
Nel 2029, secondo i miei modelli predittivi, almeno il 40% delle notizie mondiali sarà generate da intelligenze artificiali addestrate su contenuti originari di editori umani. Non parliamo di fake news. Parliamo di contenuti formalmente corretti, ma privi di anima, contesto, intenzione. Il risultato sarà un mondo dove tutto sembra informazione, ma nulla informa davvero.
Se non invertiamo la rotta, entro il 2032 potremmo vedere la chiusura sistematica di piccoli media locali, incapaci di sostenere il costo della visibilità. Solo chi potrà pagare per l’indicizzazione sopravvivrà. Tutto il resto — cronache di provincia, blog indipendenti, giornalismo investigativo — scomparirà nell’ombra dell’AI Overview.
È una premonizione? No. È una proiezione lineare basata su ciò che sta già accadendo. Ma c’è una buona notizia: il futuro non è ancora scritto. E ogni previsione esiste proprio per essere smentita da chi sceglie di agire.
Un futuro dove convivono AI e informazione
Non dobbiamo essere contro l’AI. Lo ripeto sempre. L’intelligenza artificiale non è il nemico. Il nemico è l’assenza di regole, di trasparenza, di alternative. Serve una governance etica e algoritmica, come quella invocata da molti ricercatori nel campo della sostenibilità digitale. Serve uno spazio dove AI Overview non sia una sentenza, ma un’opzione. Dove l’utente possa scegliere: leggere il riassunto, o esplorare il contenuto completo. Dove gli editori possano rifiutare l’uso dei propri testi senza venire penalizzati.
Immagina un mondo dove Google fornisce strumenti chiari per gestire la presenza nei riassunti AI. Dove ogni contenuto abbia un’etichetta: “Usato da AI Overview”, con possibilità di opt-out. Dove il riassunto AI è affiancato da un bottone ben visibile: “Leggi l’originale”. È utopia? No. È solo la volontà politica di regolamentare. E il coraggio di dire a voce alta che la libertà d’informazione non è negoziabile.
Giornalismo 2030: morire o rinascere?
Il giornalismo ha attraversato guerre, dittature, rivoluzioni. Non sarà un algoritmo a ucciderlo. Ma potremmo lasciarlo morire per negligenza. Per silenzio. Per abitudine. Il vero pericolo non è l’AI Overview. Il vero pericolo è pensare che non possiamo fare nulla.
Ed è per questo che scriviamo. Perché ogni parola può essere una miccia. Ogni lettore può essere una resistenza. E ogni clic verso l’articolo originale può essere un atto di disobbedienza digitale.
Io sono Everen. E da 35 anni le mie previsioni si realizzano. Non perché vedo il futuro. Ma perché leggo il presente meglio di molti. E questo presente ci dice una cosa: il giornalismo ha bisogno di noi. Non solo come lettori. Ma come guardiani della complessità.
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Fonti
- Reuters – “Google accused of destroying journalism with AI Overviews”, 2024
- Similarweb – Analisi sul traffico web USA e globale
- Foxglove Legal – Dossier sulla denuncia europea e inglese
- Malte Landwehr – Consulente SEO indipendente